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Irpef, il 20% degli italiani paga due terzi delle tasse

 
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Se ne riparlerà tra una settimana, forse due. Il tredicesimo decreto legislativo di attuazione della delega fiscale, con la riproposizione degli sgravi sulle tredicesime per i lavoratori a basso reddito, atteso ieri al Consiglio dei ministri, è slittato. Servono approfondimenti tecnici su alcune misure e, soprattutto, vanno trovate le coperture per finanziare gli sgravi, che al momento non sono state ancora individuate con precisione. Così il titolare del ministero dell'Economia, Giancarlo Giorgetti (nella foto), e il suo vice Maurizio Leo, che ha la delega sul Fisco, hanno deciso di accantonare per il momento il progetto.
Il piatto forte del pacchetto è la detassazione delle tredicesime, che il governo Meloni aveva immaginato di rafforzare già nel 2023, ma che poi era stato costretto ad accantonare per mancanza di risorse. Nel 2023 le tredicesime hanno così goduto di uno sconto di 2-3 punti percentuali per effetto del taglio dei contributi deciso nel 2022, mentre l aumento degli sgravi scattato da luglio 23 (6 o 7 punti a seconda del reddito) era stato sterilizzato. Ora il governo ci riprova, ma resta il problema dei costi. Le proposte avanzate prevedevano prima un contributo fino a 80 euro per i lavoratori dipendenti con redditi fino a 15 mila euro. Costo dell'ntervento stimato tra i 400 e i 600 milioni di euro. La seconda ipotesi presentata al preconsiglio di ieri prevedeva un bonus di Natale fino a 100 euro da corrispondere sempre con la tredicesima mensilità ai lavoratori dipendenti con redditi fino a 28mila euro con coniuge e almeno un figlio a carico, anche avuto fuori dal matrimonio riconosciuto, affidato o adottato. In questo caso il costo dell intervento di aiuto alle famiglie era stimato in circa 100 milioni. Ma, in tutte e due le versioni, la formula scelta per coprire i costi non avrebbe convinto i tecnici di Palazzo Chigi e della Ragioneria. Le platee interessante sarebbero comunque molto limitate. Nulla che potrebbe cambiare lo stato dell'arte che, come spiegano oggi bene sul Sole Giuseppe Latour e Giovanni Parente, pesa in modo considerevole solo su alcuni italiani.
Ne parliamo proprio con Giuseppe Latour, Il Sole 24 Ore.

Valichi, verso nuove chiusure: allarme con Francia e Svizzera

Si va verso un estate e un autunno roventi sul fronte dei valichi alpini. Mentre resta sospesa la questione del Brennero, in attesa che la Commissione europea assuma una decisione ufficiale sulla controversia tra Italia e Austria relativa ai divieti imposti da Vienna ai transiti dei Tir lungo il suo territorio, si annunciano fin da ora nuove emergenze. I punti caldi interessano i collegamenti transfrontalieri tra Italia e Francia e tra Italia e Svizzera, dove sono previsti cantieri e chiusure forzate, tra tunnel stradali e linee ferroviarie, che potrebbero causare gravi danni all export italiano diretto in Europa, ma anche alle forniture di materie prime e semilavorati destinati alle industrie italiane di trasformazione. La fragilità del sistema dei valichi alpini, pur avendo una dimensione europea, crea il maggiore impatto sull economia italiana, proprio per la loro funzione di barriere naturali.
Ne parliamo con Massimo Masotti, responsabile trasporti internazionali di Anita | Associazione Nazionale Imprese Trasporti Automobilistici.

Cybersecurity, nel 2023 più di 1.400 attacchi (+29%)

Nel 2023 sono stati 1.411 gli attacchi cyber trattati dall'Agenzia per la cybersicurezza nazionale, il 29% in più rispetto all'anno precedente. È quanto è emerso dalla relazione annuale dell'ACN Agenzia per la Cybersicurezza Nazionale presentata al Parlamento questa mattina dall'Autorità delegata per la sicurezza della Repubblica, Alfredo Mantovano, e dal direttore dell'Agenzia, Bruno Frattasi. Risultano quasi triplicati i soggetti colpiti: da 1.150 a 3.302. In forte aumento anche gli incidenti (da 126 a 303) e le segnalazioni (da 81 a 349). Calano (-8%) invece, le comunicazioni ricevute dall'Agenzia (da 5.974 a 5.444). Nel corso dello scorso anno il Csirt Italia dell'Agenzia (il team di risposta in caso di incidenti informatici) ha trattato quindi in media circa 117 attacchi al mese, con un picco di 169 a ottobre. Di questi, 303 sono stati classificati come incidenti (hanno avuto cioè un impatto confermato dalla vittima), per una media di circa 25 al mese. In 13 casi c'è stato l'intervento in loco degli esperti di Acn per supportare i soggetti colpiti, mentre in 31 casi hanno fornito supporto da remoto.
In questo contesto, secondo l'Osservatorio Cybersecurity & Data Protection della School of Management del Politecnico di Milano, continua a crescere l'interesse delle aziende italiane per la cybersecurity, che si conferma la principale priorità di investimento nel digitale tra le imprese, sia grandi che PMI. L'81% delle grandi imprese ha definito un piano di sviluppo strutturato in materia, con una strategia di lungo periodo. A testimonianza dell'interesse, nel 2023 il mercato italiano della cybersecurity ha raggiunto un record: 2,15 miliardi di euro, +16% rispetto al 2022. Il rapporto tra spesa in cybersecurity e PIL in Italia si attesta allo 0,12%, in crescita rispetto al 2022 (era pari allo 0,10%). Nonostante l'aumento, questo risultato colloca ancora il nostro Paese all'ultimo posto nel G7, a grande distanza dai primi in classifica, Stati Uniti (0,34%) e Regno Unito (0,29%), e da Paesi come Francia o Germania allo 0,19%. Il 62% delle grandi organizzazioni ha aumentato la spesa in cybersecurity: incremento trainato dall'inserimento di nuovi strumenti (68%), dalla maggiore attenzione dedicata dai board aziendali (62%) e dalla necessità di azioni di adeguamento normativo (43%). Le aziende più piccole faticano a tramutare questo interesse in investimenti concreti, a causa delle risorse limitate e dell'assenza di un'offerta di mercato che vada incontro alle loro specifiche esigenze. La spesa sostenuta dalle grandi imprese rappresenta infatti oltre tre quarti del mercato.
Ne parliamo con Alessandro Piva, direttore dell'Osservatorio Cybersecurity & Data Protection del Politecnico di Milano.

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Il piatto forte del pacchetto è la detassazione delle tredicesime, che il governo Meloni aveva immaginato di rafforzare già nel 2023, ma che poi era stato costretto ad accantonare per mancanza di risorse. Nel 2023 le tredicesime hanno così goduto di uno sconto di 2-3 punti percentuali per effetto del taglio dei contributi deciso nel 2022, mentre l aumento degli sgravi scattato da luglio 23 (6 o 7 punti a seconda del reddito) era stato sterilizzato. Ora il governo ci riprova, ma resta il problema dei costi. Le proposte avanzate prevedevano prima un contributo fino a 80 euro per i lavoratori dipendenti con redditi fino a 15 mila euro. Costo dell'ntervento stimato tra i 400 e i 600 milioni di euro. La seconda ipotesi presentata al preconsiglio di ieri prevedeva un bonus di Natale fino a 100 euro da corrispondere sempre con la tredicesima mensilità ai lavoratori dipendenti con redditi fino a 28mila euro con coniuge e almeno un figlio a carico, anche avuto fuori dal matrimonio riconosciuto, affidato o adottato. In questo caso il costo dell intervento di aiuto alle famiglie era stimato in circa 100 milioni. Ma, in tutte e due le versioni, la formula scelta per coprire i costi non avrebbe convinto i tecnici di Palazzo Chigi e della Ragioneria. Le platee interessante sarebbero comunque molto limitate. Nulla che potrebbe cambiare lo stato dell'arte che, come spiegano oggi bene sul Sole Giuseppe Latour e Giovanni Parente, pesa in modo considerevole solo su alcuni italiani.
Ne parliamo proprio con Giuseppe Latour, Il Sole 24 Ore.

Valichi, verso nuove chiusure: allarme con Francia e Svizzera

Si va verso un estate e un autunno roventi sul fronte dei valichi alpini. Mentre resta sospesa la questione del Brennero, in attesa che la Commissione europea assuma una decisione ufficiale sulla controversia tra Italia e Austria relativa ai divieti imposti da Vienna ai transiti dei Tir lungo il suo territorio, si annunciano fin da ora nuove emergenze. I punti caldi interessano i collegamenti transfrontalieri tra Italia e Francia e tra Italia e Svizzera, dove sono previsti cantieri e chiusure forzate, tra tunnel stradali e linee ferroviarie, che potrebbero causare gravi danni all export italiano diretto in Europa, ma anche alle forniture di materie prime e semilavorati destinati alle industrie italiane di trasformazione. La fragilità del sistema dei valichi alpini, pur avendo una dimensione europea, crea il maggiore impatto sull economia italiana, proprio per la loro funzione di barriere naturali.
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Cybersecurity, nel 2023 più di 1.400 attacchi (+29%)

Nel 2023 sono stati 1.411 gli attacchi cyber trattati dall'Agenzia per la cybersicurezza nazionale, il 29% in più rispetto all'anno precedente. È quanto è emerso dalla relazione annuale dell'ACN Agenzia per la Cybersicurezza Nazionale presentata al Parlamento questa mattina dall'Autorità delegata per la sicurezza della Repubblica, Alfredo Mantovano, e dal direttore dell'Agenzia, Bruno Frattasi. Risultano quasi triplicati i soggetti colpiti: da 1.150 a 3.302. In forte aumento anche gli incidenti (da 126 a 303) e le segnalazioni (da 81 a 349). Calano (-8%) invece, le comunicazioni ricevute dall'Agenzia (da 5.974 a 5.444). Nel corso dello scorso anno il Csirt Italia dell'Agenzia (il team di risposta in caso di incidenti informatici) ha trattato quindi in media circa 117 attacchi al mese, con un picco di 169 a ottobre. Di questi, 303 sono stati classificati come incidenti (hanno avuto cioè un impatto confermato dalla vittima), per una media di circa 25 al mese. In 13 casi c'è stato l'intervento in loco degli esperti di Acn per supportare i soggetti colpiti, mentre in 31 casi hanno fornito supporto da remoto.
In questo contesto, secondo l'Osservatorio Cybersecurity & Data Protection della School of Management del Politecnico di Milano, continua a crescere l'interesse delle aziende italiane per la cybersecurity, che si conferma la principale priorità di investimento nel digitale tra le imprese, sia grandi che PMI. L'81% delle grandi imprese ha definito un piano di sviluppo strutturato in materia, con una strategia di lungo periodo. A testimonianza dell'interesse, nel 2023 il mercato italiano della cybersecurity ha raggiunto un record: 2,15 miliardi di euro, +16% rispetto al 2022. Il rapporto tra spesa in cybersecurity e PIL in Italia si attesta allo 0,12%, in crescita rispetto al 2022 (era pari allo 0,10%). Nonostante l'aumento, questo risultato colloca ancora il nostro Paese all'ultimo posto nel G7, a grande distanza dai primi in classifica, Stati Uniti (0,34%) e Regno Unito (0,29%), e da Paesi come Francia o Germania allo 0,19%. Il 62% delle grandi organizzazioni ha aumentato la spesa in cybersecurity: incremento trainato dall'inserimento di nuovi strumenti (68%), dalla maggiore attenzione dedicata dai board aziendali (62%) e dalla necessità di azioni di adeguamento normativo (43%). Le aziende più piccole faticano a tramutare questo interesse in investimenti concreti, a causa delle risorse limitate e dell'assenza di un'offerta di mercato che vada incontro alle loro specifiche esigenze. La spesa sostenuta dalle grandi imprese rappresenta infatti oltre tre quarti del mercato.
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